A Marco Tarquinio, Direttore di “Avvenire” <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>
Gentile sig. Direttore,
sull’Avvenire di ieri 3 febbraio Gianni Gennari (nella rubrica Lupus in pagina) parla di un Appello per la riabilitazione di Ernesto Buonaiuti. Ne siamo stati i promotori e le alleghiamo il testo, chiedendole di pubblicarlo. Ha raccolto a oggi 369 firme (si leggano integralmente su
La riabilitazione viene richiesta anche dal punto di vista civile. Buonaiuti fu uno dei 12 professori universitari, su 1500, che nel 1931 non giurarono fedeltà al fascismo come era loro richiesto. Buonaiuti fu licenziato e, tra l’altro, si trovò così in grave difficoltà economiche.
Per quanto riguarda la Chiesa è inesatto, come fa Gennari, dire che Buonaiuti fu vittima di “certi uomini di Curia del suo tempo”. Fu condannato invece, senza mai essere ascoltato di persona, malgrado le sue insistenti richieste, dal massimo livello degli organi competenti del Vaticano (la scomunica emessa dalla Sacra Congregazione del Santo Ufficio doveva essere firmata dal papa in persona). Addirittura nel Concordato del ’29 è contenuto il terzo comma dell’art.5 , chiamato da allora “comma Buonaiuti”, appositamente proposto dalla S.Sede e accettato da Mussolini per escluderlo dall’insegnamento nella cattedra di storia del cristianesimo all’università di Roma. Nel primissimo dopoguerra, prima della sua morte nel ’46, gli stessi ministri della Pubblica Istruzione della nuova Repubblica subirono la volontà del Vaticano di continuare ad applicare l’art. 5, non permettendogli di ritornare in cattedra.
Gennari dice che Buonaiuti via via rifiutò “troppe verità di fede definita” negli anni successivi alla condanna (ma prima -ci chiediamo- era ortodosso ? perché allora fu condannato?). Con molti valenti studiosi, siamo convinti che il suo magistero fu indirettamente alla base di molte posizioni poi fatte proprie dal Concilio. Egli fu un precursore che la Chiesa non riconobbe ed emarginò.
Ora proponiamo che la Chiesa anzittutto lo riabiliti riconoscendo che i provvedimenti disciplinari presi nei suoi confronti erano violenti e immotivati ma dica anche con chiarezza se rimangono ancora dubbi sulle sue riflessioni teologiche, pastorali e di storia della Chiesa alla luce del Vaticano II. Nel caso si sostenga che essi permangono dica se le sue posizioni debbano o non debbano essere riconosciute come interne a una più che legittima ricerca teologica e storica.
Rosmini è ora beato dopo essere rimasto per decenni all’Indice. Dobbiamo aspettare altri decenni per Buonaiuti?
Cordialmente
Vittorio Bellavite
Gian Monaca
Milano, 4 febbraio 2015